Paolo Pejrone

Il canto del giardino naturale

Gardenia, Aprile 2015

Pia Pera è prima di tutto una letterata e poi una giardiniera. Oggi però, dopo così tanti anni dedicati in prima persona alla coltivazione dell’orto e del giardino, potrebbe essere vero anche il contrario. Di certo è uno di quei personaggi, molto più rari di quanto si pensi, che hanno saputo guardare oltre le categorie e le etichette, mescolando con intelligenza e grande capacità professioni e passioni diverse. Senza mai fermarsi al dilettantismo…

Fine studiosa ed esperta traduttrice degli autori russi dell’Ottocento, Pia Pera conosce i giardini ben più di molti altri. Degli orti poi è una vera specialista: basta sbirciare il suo podere nella Lucchesia per rendersene immediatamente conto… E di orti e giardini sa scrivere, nel modo che noi tutti conosciamo e apprezziamo, con parole semplici, puntuali e garbate, piacevolmente stupite della bellezza che ci circonda, senza pesanti sbavature alpalà. Il suo è uno stile personale e riconoscibile, asciutto e ironico, che sa essere serio e leggero nello stesso tempo, evidente e consolidata eredità dei lunghi anni di studio in Inghilterra.

Scrivere di piante e di orti non è certamente poca cosa: se ben fatto, può divulgare non solo conoscenze e utili informazioni, ma riuscire a trasmettere un vero modo di pensare, onesto e senza facili ipocrisie, diventando, perché no, un piccolo aiuto per allenarsi alla vita, anche fuori dal giardino… E può farlo soltanto chi al giardino si dedica in prima persona, come fa Pia Pera, coltivandolo e curandolo, ben conoscendo le mille difficoltà (e le mille gioie) del lavorare la terra. I tanti libri di Pia Pera, i tantissimi suoi articoli e rubriche su riviste e quotidiani lo testimoniano e lo testimonia altresì il suo impegnato tentativo di educare alla bellezza fin dalla più tenera età. Per questo, insieme a Nadia Nicoletti e a Gianfranco Zavalloni, si rivolsero prima di tutto alle scuole, lì dove si può insegnare un modo di stare al mondo non meramente passivo e “distruttivo”, ma fatto di curiosità, di libertà e anche di responsabilità: imparare a prendersi cura delle piante è certamente una delle esperienze più formative… È questo l’obiettivo de “Gli Orti di Pace”, un’iniziativa che in quasi un decennio è riuscita a creare una solida comunità intorno al tema dell’orto, partendo dalle sue esigenze pratiche per arrivare ai suoi significati più profondi e simbolici. E dalle scuole si è col tempo diffusa ad altre realtà non sempre facili, come gli orti nelle carceri o quelli con finalità terapeutiche.

Il lavoro di Pia Pera è sempre stato molto attento al tema della sostenibilità, della conservazione e della tutela della biodiversità. Fu un incontro illuminante a Firenze con la celebre ambientalista Vandana Shiva a sensibilizzare sempre più Pia Pera su queste problematiche, tanto da convincerla a partire per l’India a visitarne la fattoria-modello di Navdanya, alle pendici dell’Himalaya, e la famosa banca dei semi lì custodita. Poi fu la volta del Giappone, per conoscere il grande botanico Masanobu Fukuoka, il padre del “giardino del non fare”, di tutta una nuova e seguitissima scuola fautrice di un’idea di natura autogestita, in cui l’intervento dell’uomo si riduce al minimo, ad aiutare e controllare lo spontaneo evolversi delle piante, senza mai imporsi con arroganza e superiorità. Con questo spirito Pia Pera ha creato dal nulla il suo giardino nelle campagne di Lucca, nei campi ormai abbandonati di un antico e austero podere. Il piccolo giardino davanti a casa è tutto ciò che rimane di quel desiderio di ordine e geometria che sempre alberga in chi si trova di fronte, per la prima volta, a un luogo selvatico e incolto. A ben guardare di formale rimane ben poco e lo spirito del posto ha preso anche lì il sopravvento. Il giardino rivela immediatamente la filosofia che lo anima: confini che si perdono nella campagna circostante, boschi di frassini, di querce e di aceri che popolano liberi e felici i morbidi pendii, lo stagno delle ninfee, brulicante di rane e di libellule, e l’amato pollaio, con le galline di razza Araucana, famose per le loro speciali uova azzurre. Ma sono forse i grandi prati lasciati a fieno l’impronta più forte, il messaggio più chiaro della sua idea di giardino: un luogo estremamente semplice e naturale, capace di trasmettere una sensazione di serena tranquillità e di pacata bellezza. Niente esasperati collezionismi, nessuna pretenziosa potatura e tanto meno prati e pratini all’inglese: Pia Pera è stata ed è una vera pioniera del giardino facile e autosostenibile. E naturalmente amico dei piccoli animali… Sentieri sinuosi, semplici sfalci nel prato, attraversano il frutteto, dove sono state piantate varietà antiche e quasi dimenticate, a ricordarci che ognuno può dare, nel suo piccolo, il proprio contributo alla salvaguardia del territorio in cui vive. Forse tutti i viaggi intrapresi, gli incontri fatti, i giardini visti e “lavorati” non hanno fatto altro che rendere più concreta una lezione che Pia Pera già aveva appreso dalla sua amata letteratura russa. Da Lev Tolstoj in particolare, che del giardino naturale e spontaneo è sempre stato un profondo sostenitore. Testimoni ne sono i grandi prati fioriti che circondavano, e ancora circondano, la sua vecchia casa di Mosca, lasciati crescere selvatici a beneficio di api e uccelli. Così come le migliaia e migliaia di antichi meli piantati nella famosa tenuta di Jasnaja Poljana, che ne hanno fatto quasi il fautore di un movimento ecologico ante litteram. Una figura quella di Tolstoj che deve averla certamente affascinata e ispirata: riuscire a passare dalla teoria alla pratica, dalle idee ai risultati è un privilegio raro e per pochi. Pia Pera è certamente tra questi…